Problemi senza soluzione: la visione pessimista di chi non riesce a reagire.

Alcune persone sembrano bloccate nei loro problemi, immobili, non fanno nulla per risolverli e sono convinti non ci sia soluzione e che quello sia l’unico modo per loro di stare al mondo. In psicologia questo viene chiamato “impotenza appresa” ed è un concetto scoperto per caso dallo psicologo Martin Seligman, il quale osservò nei suoi esperimenti che un animale sottoposto ripetutamente ad una scossa elettrica, una volta messo nelle condizioni di poterla evitare fuggendo dalla gabbia, non lo faceva. Aveva tristemente appreso che la situazione negativa era inevitabile e non dipendeva dal suo comportamento. In seguito vennero fatti altri studi su esseri umani e questo concetto venne ampliamente confermato. Spesso quindi quando ci si trova per molto tempo all’interno di una situazione negativa, si apprende che non c’è nulla che si possa fare per migliorare la situazione, per cui non ci si prova nemmeno.

Chiaramente non tutte le persone reagiscono allo stesso modo di fronte ad una situazione negativa, generalmente se l’individuo pensa che le cause della situazione negativa siano interne a sé (“sono così e basta”), stabili nel tempo (“le cose non cambieranno mai”) e generalizzate (“tutto va male”), siamo di fronte ad un quadro altamente pessimistico, uscire dal quale richiederà impegno.

Se l’individuo invece ritiene che la situazione negativa dipenda da cause esterne, che possono cambiare col tempo e relative ad una specifica situazione, questi pensieri lo proteggeranno dal vortice pessimistico, in quanto ad esempio se un colloquio di lavoro non è andato bene, pensare che evidentemente il posto era già stato assegnato a qualcun altro (causa esterna), che non sarà sempre così (mutabilità degli eventi) e che ci si sta riferendo solo ad un singolo episodio (specificità della situazione), aiuterà ad affrontare diversamente e con maggiore positività e tranquillità le situazioni future.

Chiaramente uscire da una situazione di impotenza appresa in cui possibilmente si vive da anni non è semplice, ma neanche impossibile. Modificare i propri radicati pensieri secondo cui nulla di ciò che sarà fatto cambierà la situazione è possibile e doveroso, altrimenti si rischia di restare bloccati precludendosi gioie e soddisfazioni.

E’ necessario andare a modificare i propri pensieri disfunzionali, quelli che mantengono l’individuo nella gabbia della propria negatività. Bisognerà apprendere a non criticarsi, ad accettarsi e a credere nelle proprie capacità di poter agire direttamente sugli eventi.

Bisogna imparare a credere che con il proprio comportamento e le proprie azioni si può cambiare il corso delle cose. Questo è fondamentale, spesso alle persone che si trovano in un vortice di negatività manca quell’input cognitivo che collega il problema con la soluzione, ovvero sanno cosa in teoria andrebbe fatto per risolvere il problema, ma non attuano mai la soluzione. E’ necessario uscire da questo processo a metà, e comprendere che con le proprie azioni si può concretamente modificare il corso delle cose.

Consiglio di lettura: “Imparare l’ottimismo” di Martin Seligman (1991)